Arricciare è il procedimento per restringere una determinata quantità di stoffa, tirando un filo lungo una o più linee di cucitura e creando morbide pieghe regolari. Il tessuto viene arricciato per una metà o un terzo dell’originale larghezza; secondo il tipo di tessuto che si stà lavorando, si ottiene un effetto morbido e drappeggiato, o crespo e fluttuante. Le arricciature si fanno, generalmente, in vita, ai polsi, allo sprone o nelle balze. Poiché le arricciature cadono meglio lungo il diritto filo, le linee di arricciatura dovrebbero attraversare il diritto filo. Per arricciare a macchina, usare un punto lungo e una minor tensione del filo. Le lunghezze adatte dei punti variano da 2 a 4 mm, più corte per tessuti leggeri e trasparenti, più lunghe per stoffe grosse e pesanti. Per arricciare si tira il filo della bobina e si diminuisce la tensione superiore per far scorrere più facilmente il tessuto insieme col filo. Per tessuti pesanti o per vaste arricciature è bene usare un filo extra forte nella bobina.
mercoledì 17 novembre 2010
Lezioni di cucito dal libro della nonna 25. ESEMPI DI MODIFICHE AL CARTAMODELLO BASE DEL VESTITO
Questo è il più semplice sviluppo del modello base del vestito. Aggiungere al centro davanti il sormonto e la paramontura fino a 15 cm sotto la vita. Aggiungere sul fondo del fianco (davanti e dietro) la larghezza desiderata (2-4cm) e tracciare una linea del punto ottenuto fino alla pince sul fianco. Sulla linea della vita C del dietro rientrare 1,5-2 cm e segnare c. Congiungere c verso l’alto con F e, verso il basso, con la linea G; da G prolungare la linea aggiungendo sul fondo 2-3 cm. La pince della vita dietro dovrà essere diminuita dei centimetri tolti al centro e spostata a metà della misura restante dopo il rientro. Nei vestiti sciolti, la pince della vita dietro, viene eliminata perché sostituita dal rientro.
VESTITO A VITA BASSA
Modificare il modello base del dietro rientrando il punto di vita di 1,5-2 cm. Chiudere provvisoriamente la pince della vita e disegnare la linea della vita bassa, diritta o curva; fare dei trattini di riferimento (le tacche) e tagliare lungo la linea. Per spostare la posizione della pince seguire le istruzioni date nel post precedente (lezione n.22). In questo caso la pince del petto è chiusa per poter aprire quella della vita. La gonna può essere sviluppata in diversi modi. L’esempio mostra una gonna arricciata. Unire il davanti e il dietro della gonna sui fianchi e piegare l’intero modello in parti uguali. Numerare ciascuna striscia e separarle. Appuntare le strisce sul tessuto a uguale distanza, calcolata a piacere e secondo la quantità di tessuto a disposizione.
Lezioni di cucito dal libro della nonna 24. ESEMPI DI MODIFICHE AL CARTAMODELLO BASE DELLA BLUSA
BLUSA CON SPRONE
Sul davanti e sul dietro blusa, completa di sormonto e paramontura, disegnare la linea dello sprone ( detto anche carrè), che può essere dritta, curva, a punte o smerli secondo lo stile desiderato. Se il tessuto è scozzese, tagliare lo sprone in sbieco; se è a righe, tagliare con le righe in senso contrario al corpetto. Poiché tutte le linee orizzontali tendono ad accorciare la figura, gli sproni sono pochi adatti alle figure robuste. Di preferenza disegnarli piuttosto corti e ad andamento obliquo così da slanciare la figura. Contrassegnare le linee dello sprone e del corpetto con trattini che servono come punti d’incontro (le tacche). Appoggiare il modello base su una carta velina, segnare con la rotella la linea A-B dello sprone e tagliare. Sul resto del modello segnare una linea che dalla punta della pince del petto O raggiunga il punto C e tagliare. Chiudendo la pince del petto si allarga il taglio O-C. Con questa larghezza si può formare una nuova pince o arricciare il tessuto sotto lo sprone. La pince della vita può anche essere eliminata, e nello sprone del dietro si può tralasciare la pince della spalla.
BLUSA CON CUCITURA IN FORMA (detta anche Blusa con fianchetto)
Sulla base del davanti, completa dell’aggiunta per il sormonto ma senza paramontura, chiudere provvisoriamente la pince del petto e disegnare una curva che partendo dal giromanica A attraversi la pince a circa 3-5 cm dalla punta (O) e, ignorando la presenza della pince della vita, continui restringendosi verso la vita e allargandosi nuovamente verso il fondo della blusa (C). Ridisegnare la pince della vita sulla curva del telino verso il fianco, con inizio e termine in D e C. Da B misurare la larghezza della pince in E; unire D con E ed E con C. Tagliare sulla linea A-B-C ed eliminare anche lo spazio della pince della vita da D a E e C. La pince del petto resterà chiusa, ma verso la punta è necessario praticare un piccolo taglio obliquo D-O. Questa ampiezza verrà distribuita nella cucitura. Sul dietro disegnare la stessa curva e sistemare la pince in vita come davanti. Tagliare sulla linea del telo laterale asportando la larghezza della pince. Appuntare il telino centrale dietro sulla stoffa doppia intera, quello davanti con il dritto filo lungo il sormonto.
venerdì 12 novembre 2010
Storia della moda nel XX secolo. Lezione 09. GLI ANNI '30
Agli
sfrenati anni ’20 seguì un decennio di tranquilla eleganza. I
tempi erano incerti, il grande crollo della Borsa del 1929 causò
fallimenti e disoccupazione di massa. Chi poté salvare il patrimonio
non lo mise più in vista, almeno non più ostentatamente. Le feste
non avvenivano più nei bar o nei club bensì in abitazioni private.
Dall’abbigliamento fino all’arredo d’interni, tutto era di
eccellente valore ma senza l’ostentazione che caratterizzò il
decennio precedente: tutto si era ridimensionato. Mai venne dato più
valore all’abbigliamento adeguato e conveniente. Mentre la
flapper-girl degli anni ’20 ballava notte e giorno nei suoi abitini
charleston, le signore degli anni ’30 si vestivano sostanzialmente
in lungo. L’abito doveva essere di seta, perché solo la più
costosa delle stoffe cadeva in diagonale in modo così
inimitabilmente aerodinamico da esaltare il corpo senza doverlo
scoprire. La geniale invenzione di Madeleine Vionnet di tagliare la
stoffa nel senso della cucitura venne nel frattempo copiata da tutti.
La finezza stava nel fatto che il taglio del tessuto conferiva grande
elasticità molto tempo prima che fosse inventata la lycra. Seno,
vita e fianchi vennero rivalutati dato che la stoffa vi aderiva,
cadendo poi fino all’orlo in pieghe naturali. Le scollatture,
soprattutto quelle sulla schiena, non avevano limiti. Hollywood
mostrò le schiene nude e la cosa venne subito imitata ovunque. Il
ballo rimase anche negli anni ’30 il divertimento principale. Era
di moda lo swing e nacquero il foxtrott e la rumba mentre il tango
rimaneva sempre molto richiesto. Fred Astaire e Ginger Rogers, i
primi ballerini del mondo del cinema, dimostrarono in otto musical
compresi tra il 1934 e il 1939, che una coppia deve solo sapersi
muovere al ritmo giusto per essere felice. Ginger Rogers disegnò
molti dei suoi costumi; aveva una predilezione per le piume di
struzzo. Ma le esagerazioni di Hollywood non vennero riprese dai
ballerini mondani. Gli abiti da sera erano di austera eleganza e
rendevano il corpo magro e slanciato, molto femminile. Le grandi
scollature sulla schiena erano spesso molto semplici ma valorizzate
da un unico libero cordoncino di perle. Il capo più adatto a
scaldare le spalle nude era naturalmente la pelliccia, in particolare
la volpe argentata. Era considerato particolarmente elegante
indossare due volpi intere, ma nulla aveva più fascino di una vera e
propria pelliccia di volpe bianca. Chi non se la poteva permettere
ripiegava su mantelle di velluto o stole di chiffon in colori
luminosi. E chi non poteva permettersi neanche la seta? Coco Chanel
aveva pensato anche a costoro: tenne conto della crisi economica
integrando la sua collezione da sera con abiti di cotone. La donna
seppe arrangiarsi bene durante gli anni della depressione: chi non
poteva acquistare abiti nuovi, allungava facilmente i vecchi, dato
che ormai neanche di giorno si portava più il corto. Le ricche
signore indossavano la pelliccia anche di giorno: persiano, castoro e
lontra erano confezionati in cappotti a tre-quarti e si
accompagnavano all’obbligatorio abito princess. Era tutto aperto
sul davanti e trattenuto in vita da una cintura fine. Ne risultava
una silhouette snella che seguiva le linee del corpo; il tessuto
scendeva morbidamente. Le maniche erano inserite, lunghe e aderenti e
terminavano spesso con polsini aperti o arricciati. Talvolta le gonne
ottenevano l’ampiezza desiderata inserendo dei godet sotto i
fianchi. La libertà di movimento era importante perché adesso,
perfino negli ambienti migliori, era consuetudine che le donne
fossero impegnate fuori casa, sia pure solamente a scopi
caricateveli. Erano parte integrante dell’abbigliamento femminile i
guanti e naturalmente il cappello. Nella moda “ragionevole” degli
anni ’30 le donne si permettevano copricapo molto fantasiosi.
Vennero di moda i più diversi berretti, cuffie, pagliette,
cappellini a campana o a piatto e ogni tipo di foggia fantasiosa.
L’unico punto in comune era il modo di calzarli, leggermente
obliqui sulla fronte. La creatrice di cappelli più significativa fu
Elsa Schiaparelli che non aveva studiato né da modista né da
stilista e tuttavia caratterizzò fortemente la moda degli anni ’30.
I tallieur erano tagliati aderenti come vestiti, la vita vistosamente
segnata e spesso enfatizzata da una cintura. I rever erano ampi e,
almeno in estate, le scollature generose. Sotto i tailleur si
indossavano camicette. Grandi fiocchi o foulard morbidamente annodati
riempivano la parte alta mentre facevano apparire la vita ancor più
sottile. Nel 1933 Hermès mise sul mercato il primo dei suoi famosi
foulard di seta che ancora oggi sono ricercati come pezzi da
collezione o per doni sofisticati. Ci si basò molto sul contrasto di
colori, anche le scarpe, dal tacco alto e solido, erano bicolore. Le
preferenze per vite sottili fece resuscitare l’industria dei busti,
i quali però esercitavano ora una pressione delicatissima grazie ai
materiali come il latex. Ma solo fin sotto al seno, dato che
quest’ultimo tornò a essere spinto verso l’alto. Gli accessori
erano indispensabili. Si usavano borsette appiattite a forma di
busta, oppure piccoli sacchetti con rigide chiusure a schiocco. La
bigiotteria era accettata ovunque grazie anche alla coraggiosa
abitudine di Chanel di mescolare allegramente preziosi con
imitazioni. Gli occhiali da sole diventarono l’accessorio d’ultimo
grido. La moda era in questo periodo più votata alla perfezione che
alla creazione, ma ciò non valeva assolutamente per Elsa
Schiaparelli.
Una
volpe bianca era considerata l'accessorio più fascinoso del
decennio.
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