domenica 7 aprile 2013

Storia della moda nel xx secolo. Lezione 24. LA MAISON DIOR DOPO CHRISTIAN DIOR




Per concludere il nostro lungo racconto sul sorprendente lavoro del Couturier Dior voglio proporvi una raccolta di immagini che ci illustrano gli anni della Maison dopo la sua morte. Come abbiamo già detto, Christian Dior muore nel 1957 e la direzione artistica viene affidata al giovanissimo Yves Saint Laurent. 











Cinque anni dopo YSL lascia l'azienda per fondare l'omonima etichetta e il suo ruolo viene affidato a Marc Bohan che lavorerà con la Maison per ben trent'anni, durante i quali disegnerà la prima collezione prêt-à-porter e lancierà sul mercato il marchio Dior Homme.







 Nel 1989 sarà lo stilista italiano Gianfranco Ferrè a sostituire Bohan.








Verso la fine degli anni '90 sarà lo stravagante stilista britannico John Galliano a ricoprire il ruolo di direttore artistico della Maison Dior, e proprio grazie al suo estro creativo il marchio francese diventerà una delle case di moda più apprezzate al mondo, non solo nel campo della moda, ma anche nel campo cosmetico e della gioielleria.














*Io non sono un'amante del personaggio, voglio essere sincera, però devo ammettere che è stata un'impresa difficile, quasi impossibile, scegliere qualche foto per il post tra le migliaia di immagini degli abiti incredibili di John Galliano che si possono trovare in rete.. per cui se fate una ricerca scoprirete facilmente molto di più, io ve ne do solo un assaggio.








mercoledì 13 febbraio 2013

Storia della moda nel XX Secolo. Lezione 23. CHRISTIAN DIOR quinta parte




Modello Bleu de Perse. Collezione A/I 1955


Nel 1954 Christian Dior rappresentava da solo il 49% delle esportazioni di Couture verso gli Stati Uniti. Per sostenere tutto questo, però era necessario che l'Haute Couture continuasse il suo spettacolo e attirasse l'attenzione, creando ad ogni uscita un clima di attesa cui rispondere con una rappresentazione teatrale adeguata.
Fin dalla prima collezione del 1947 era stato evidente che la novità che più aveva colpito l'immaginario collettivo era stato il repentino allungamento delle gonne, al polpaccio o alla caviglia, negli abiti da giorno: era il segno simbolo del New Look e Dior lo utilizzò nelle stagioni successive per indicarne i mutamenti. I giornali lo seguirono in questo gioco tanto che l'attesa sui centimetri da terra a cui si sarebbe fermato l'orlo divenne l'argomento ricorrente delle cronache di moda dei primi anni Cinquanta. Dior scelse di sviluppare in ogni collezione solo due temi cui venivano attribuiti nomi che riassumevano le caratteristiche fondamentali della silhouette. Le denominazioni scelte avevano lo scopo di suggerire immagini grafiche o dinamiche cui collegare, in modo immediato e diretto, le complesse strutture sartoriali degli abiti.
La rappresentazione teatrale della sfilata era preparata con metodo e seguendo un rituale sempre uguale che vedeva Dior al centro dell'intero progetto. Il mito del couturier creatore trovò in lui la più perfetta personificazione: l'ideazione dipendeva solamente da lui, dal suo gusto, dalla sua capacità evocativa.
La composizione della sfilata dipendeva da diverse variabili, ma soprattutto teneva conto dello spettacolo finale e della sua regia. Ogni collezione comprendeva dai centosettanta ai duecento modelli ed era essenziale che essi colpissero il pubblico nel loro insieme, offrendo un'immagine di armonia complessiva in cui dovevano trovare posto sia i capi più vendibili sia quelli più fastosi e spettacolari, di cui avrebbe più facilmente parlato la stampa. L'evento veniva organizzato nei più piccoli particolari e provato su un pubblico ristretto e amico fino alla sera prima della sua rappresentazione ufficiale.

D'altra parte la sua riuscita era essenziale, perché su questo spettacolo si giocava ogni volta il nome della griffe, che ormai costituiva un affare di dimensioni colossali. Già nel 1950 la produzione Dior rappresentava, da sola, il 50% delle esportazioni della Couture parigina.



Ligne Muguet


Il New Look durò sette anni. Ebbe il suo apogeo nella “Ligne Muguet” per la primavera del 1954 e venne cancellato dalla linea H della stagione successiva. Da un lato il gioco delle variazioni doveva avere dato fondo alle sue possibilità, dall'altro era chiaro che stava per nascere qualcosa di nuovo. 
Poi era accaduto un fatto imprevisto: Chanel era tornata dall'esilio e aveva presentato una collezione rivolta a una donna moderna e occupata in cose più interessanti che inseguire i minimi cambiamenti delle mode. “ La moda è diventata assurda, i couturiers hanno dimenticato che ci sono delle donne dentro ai vestiti.” Le dichiarazioni di Chanel erano polemiche, ma contenevano un fondo di verità di cui Dior prese atto: il New Look era finito, ormai ridotto alle mille cattive copiature delle sarte e dell'industria di confezione. Nelle confezioni successive il nuovo modello diritto venne riproposto in variazioni, Dior non abdicò mai dal suo gusto per assumere quello di altri e continuò a vestire una figura femminile che ostentava le curve del suo corpo, che amava le gonne larghe e i ricami fioriti. La correzione era necessaria, perché l'eccesso di diffusione e la concorrenza di altri stili avevano messo in serio dubbio il New Look, ma l'innovazione era stata creata senza cancellare del tutto quella che ormai era diventata l'immagine Dior. La linea A del 1955 ebbe un successo strepitoso negli stati uniti.




Linea A . 1955

Nel 1957, a dieci anni dalla prima collezione, la fama di Christian Dior era giunta al culmine e la sua azienda era un impero valutato sette miliardi di franchi. Persino il Time gli dedicò una copertina, ed era la prima volta che questo accadeva a un couturier. 
Il 27 Ottobre Dior morì improvvisamente mentre era in vacanza.
Due settimane dopo in una conferenza stampa venne dichiarato che la Maison avrebbe potuto continuare il suo lavoro perché erano state poste le basi affinché tutto potesse proseguire nel senso desiderato dal suo fondatore, anche in sua assenza, perché era stato creato uno stile, un gusto, una tecnica e un' organizzazione che avevano sempre caratterizzato le sue creazioni. Da questo momento l'immagine della Maison sarebbe stata legata al nome di Yves Saint Laurent, che era entrato come assistente allo studio solo il 20 Giugno 1955, ma già nella collezione autunnale di quello stesso anno il maestro aveva inserito un modello del giovanissimo assistente. Infatti la sua collaborazione non durò pochi mesi, come accadeva con la maggior parte dei giovani assistenti, ma al contrario si consolidò con il tempo. Proprio poco prima di morire, Dior aveva detto “ Yves Saint Lauren è giovane ma ha un immenso talento. Nella mia ultima collezione ben 34 modelli saranno suoi, penso che sia il caso di rivelarlo alla stampa, il mio prestigio non ne soffrirà affatto”.
E cosi il 30 Gennaio 1958 presentò la sua prima collezione,concepita su due linee: la prima era costruita sulla figura geometrica del trapezio e sulla purezza della sua costruzione, la seconda riprendeva lo stile Dior, gonfiando le gonne a cupola o a palloncino.

Fu subito un successo.





Yves Saint Lauren

Vi ricordo che il testo dei post su Christian Dior è tratto da:
 Storia della Moda. XVIII-XX secolo, scritto da Erica Morini per Skira editore. 


domenica 27 gennaio 2013

Storia della moda nel XX secolo. Lezione 33.Stars en DIOR

Ecco un libro imperdibile per chi avesse voglia di fare una scorpacciata di splendidi abiti di Dior. In questo volume si celebra il rapporto tra il couturier e le grandi dive del cinema, tra le quali troviamo Marlene Dietrich, Sophia Loren, Grace Kelly, Eva Gardner, Ingrid Bergman, Elizabeth Taylor, Marilyn Monroe. 

Stars en Dior, edito da Rizzoli 


Marlene Dietrich sul set di Hitchcock “Paura in palcoscenico” del 1950

Storia della moda nel xx Secolo. Lezione 22. CHRISTIAN DIOR quarta parte



Richard Avedon

Ci avviciniamo alla fine degli anni ’40 e la Couture parigina sceglie di non seguire più le esigenze della realtà di tutti i giorni. Gli abiti di Dior, soprattutto quelli più scenografici, servivano solo alla vita del ‘bel mondo’ che aveva ripreso le sue attività a pieno ritmo e tornava a chiedere un guardaroba adatto a tutte le occasioni della giornata. “ La donna elegante non andava a teatro o a concerto con lo stesso tailleur che portava al vernissage e ancora meno con il cappello che portava a colazione”.  Questo mondo che era fatto di sovrani in esilio o in carica, divi hollywoodiani, playboy ed ereditiere, armatori, finanzieri e vecchia aristocrazia, cui si aggiungeva un pizzico di intellettuali alla moda, era l’oggetto privilegiato dell’attenzione delle riviste di costume, attraverso cui tutti seguivano feste, vacanze, matrimoni, amori, dolori della giovane principessa, piuttosto che della diva, piuttosto che dell’imperatrice infelice. Dior vestì questo mondo. D’altra parte le caratteristiche costruttive dei suoi capi erano pensate per comunicare proprio l’idea di uno stile di vita lussuoso ed elitario. Erano difficili da indossare, quindi richiedevano la presenza costante di una cameriera che aiutasse la signora ad infilarli e a sfilarli, erano pesanti e ingombranti. “ E’ l’abito più stupefacente che io abbia mai visto, non posso né camminare, né mangiare, né sedermi”. Il bel mondo era desideroso innanzitutto di apparire, non aveva bisogno di agire. Nasceva un nuovo bisogno di ostentare il lusso, era una vita da favola o come dentro un film, che richiedeva costumi adeguati; Dior realizzò i costumi per nove film, sia scegliendo fra gli abiti delle sue collezioni, sia realizzando modelli creati specificamente.

Nel 1947 Dior si recò negli Stati Uniti a ritirare un premio e per promuovere il New Look. Quando dopo due mesi ripartì, tutti avevano sentito parlare di lui e nel giro di poco tempo tutti i più famosi grandi magazzini del paese esposero nelle loro vetrine i suoi abiti e nel frattempo i magazzini della Seventh Avenue cominciarono a vendere gli stessi modelli a pochi dollari: erano fabbricati in rayon e non in seta, erano meno ampi e avevano rifiniture semplificate, ma erano indubbiamente New Look. 

Era evidente che l’America rappresentava per la moda un mercato straordinario, molto diverso e molto più ampio di quello europeo, ed anche assai più ricco. Il pubblico statunitense era apparentemente meno esigente, più attratto dalla possibilità di cambiare che da quella di avere un vestito perfetto. Alla fine degli anni ’40 e ancor più nel decennio successivo, l’America godette degli effetti del boom economico che estese il benessere a strati sociali molto allargati: in questo clima anche l’acquisto di moda attrasse nuove fasce di pubblico, che rappresentavano precise esigenze. Rimanevano sia l’élite della Haute Couture, sia la massa che cercava un prodotto a basso prezzo, ma in mezzo ai due poli si configurava, in modo sempre più evidente, uno strato sociale con esigenze nuove che non voleva rinunciare all’abito confezionato, ma chiedeva qualcosa di più raffinato, ben fatto ed esclusivo. La possibilità che venne offerta al gruppo Dior fu cercare una terza ipotesi, qualcosa che avesse il marchio del couturier ma senza avere i costi e i rituali dell’ Alta Moda, e la risposta fu il pret-à-porter di lusso. Alla ffine del 1947, quando Dior tornò in Francia, il gruppo cominciò a lavorare intorno all’idea di aprire a New York una casa di confezioni di grande classe. La sede fu collocata al 730 Fifth Avenue, all’angolo con la 57esima. La prima collezione, interamente realizzata negli Stati Uniti dallo staff Dior in trasferta, sfilò l’8 novembre 1948.

lunedì 14 gennaio 2013

Lezioni di cucito dal libro della nonna 48. I PUNTI A MANO: L'ORLO


Capita a tutti e spesso di avere bisogno di fare l’orlo ad un paio di pantaloni o ad una gonna. Il procedimento non è difficile. Prima di tutto bisogna prendere la giusta lunghezza e per farlo bisogna indossare il capo, con le scarpe, stare ben dritti davanti ad uno specchio e farsi aiutare da qualcuno per fissare il tessuto con gli spilli nella giusta posizione.
La regola classica per prendere correttamente la lunghezza del pantalone ci dice che la parte anteriore del pantalone deve toccare appena la scarpa, mentre la parte posteriore dovrebbe essere più lunga di circa mezzo centimetro, così da coprirla parzialmente. Per riportare la misura sull’altra gamba bisogna togliere i pantaloni, sdraiarli sul tavolo e accostare con precisione una gamba sopra l’altra.
A questo punto per non sbagliare, si misura con il centimetro e si segna con il gesso sul rovescio la misura esatta e se vogliamo essere proprio delle precisine pazzesche, possiamo eseguire una imbastitura irregolare (vedi lezione del 27 settembre) sopra il segno del gessetto, per non rischiare di perdere la nostra nuova linea di piegatura. Questo lo consiglio molto quando non siamo sicure di avere il tempo necessario per finire il nostro orlo e dobbiamo riporre i pantaloni in attesa di trovare di nuovo del tempo per finire, questo perchè nel frattempo gli spilli potremmo perderli e il segno con il gesso cancellarsi.
A questo punto il capo va stirato, stirando la nuova piega. Se resta molto tessuto in avanzo va tagliato lasciando 4/5 centimetri. Con la macchina da cucire rifiniamo il margine del tessuto con una cucitura zigzag. Se i pantaloni si stringono sul fondo dobbiamo scucire un pò le cuciture laterali, in questo modo quando si ripiega l’orlo, questo combacia con la larghezza della gamba.
Se stiamo modificando una gonna ricordatevi che lo stesso procedimento va fatto anche con la fodera.
Dopo aver stirato possiamo imbastire l’orlo mezzo centimetro più in basso del margine finito e poi fare la nostra cucitura a mano invisibile.
Vediamo ora i più comuni tipi di cuciture per fare un orlo. Bisogna dire che ci sono diversi tipi di orli e qui di seguito vediamo per ciascuno quale cucitura può essere più adatta. Oltre all’orlo classico di cui stiamo parlando, esiste anche l’orlo con fettuccia e l’orlo con risvolto, detto anche orlo ripiegato.

  1. Punto orlo obliquo. E’ il tipo di orlatura più veloce ma anche meno durevole, perché il filo rimane troppo esposto allo sfregamento. Procedendo da destra verso sinistra  si eseguono punti distanti tra loro da 6 a 10 mm. cercando di prendere soltanto una fibra della stoffa su cui va fissato l’orlo.
  2. Punto orlo verticale. Si tratta di un punto saldo e durevole indicato soprattutto per gli orli i cui margini sono rifiniti dalla fettuccia. I punti sono spaziati più o meno come il punto orlo obliquo. Anche in questo caso ciascun punto prende pochi fili del tessuto del capo, in modo da essere praticamente invisibile sul dritto ma in questo caso i fili esposti sono verticali e quelli nascosti obliqui.
  3. Il sottopunto irregolare. E’ un punto durevole e invisibile, molto adatto per gli orli ripiegati. I punti vengono eseguiti attraverso il margine dell’orlo ripiegato riducendo al minimo il rischio di sfilacciature e di rotture. Oltre ad essere un punto piatto per orli, questo punto si può usare anche per applicare tasche a toppa, passamaneria decorativa, fodere, e per fissare i margini delle cerniere.
  4. Il punto mosca. E’ questo un punto per orli molto robusto particolarmente indicato per i margini a zigzag. Questi punti infatti sono usati nella confezione di giacche e cappotti. Guardate attentamente l’immagine per capire bene come si realizza, l’ago continua ad andare avanti e indietro.
  5. Il punto nascosto. E’ un punto facile e perfettamente invisibile, sia al dritto che al rovescio perché viene fatto nell’interno, tra l’orlo e il tessuto. Si lavora piegando il margine dell’orlo verso di sé.
  6. Il punto mosca nascosto. E’ praticamente uguale al normale punto mosca ma i punti si eseguono fra il tessuto da orlare e l’orlo. Questo punto è più stabile e sicuro dell’orlatura invisibile appena descritta ed è particolarmente indicato per i tessuti pesanti. 
 Punto orlo obliquo
 Punto orlo verticale
Sottopunto irregolare
Punto mosca
Punto nascosto
Punto mosca nascosto