domenica 27 gennaio 2013

Storia della moda nel XX secolo. Lezione 33.Stars en DIOR

Ecco un libro imperdibile per chi avesse voglia di fare una scorpacciata di splendidi abiti di Dior. In questo volume si celebra il rapporto tra il couturier e le grandi dive del cinema, tra le quali troviamo Marlene Dietrich, Sophia Loren, Grace Kelly, Eva Gardner, Ingrid Bergman, Elizabeth Taylor, Marilyn Monroe. 

Stars en Dior, edito da Rizzoli 


Marlene Dietrich sul set di Hitchcock “Paura in palcoscenico” del 1950

Storia della moda nel xx Secolo. Lezione 22. CHRISTIAN DIOR quarta parte



Richard Avedon

Ci avviciniamo alla fine degli anni ’40 e la Couture parigina sceglie di non seguire più le esigenze della realtà di tutti i giorni. Gli abiti di Dior, soprattutto quelli più scenografici, servivano solo alla vita del ‘bel mondo’ che aveva ripreso le sue attività a pieno ritmo e tornava a chiedere un guardaroba adatto a tutte le occasioni della giornata. “ La donna elegante non andava a teatro o a concerto con lo stesso tailleur che portava al vernissage e ancora meno con il cappello che portava a colazione”.  Questo mondo che era fatto di sovrani in esilio o in carica, divi hollywoodiani, playboy ed ereditiere, armatori, finanzieri e vecchia aristocrazia, cui si aggiungeva un pizzico di intellettuali alla moda, era l’oggetto privilegiato dell’attenzione delle riviste di costume, attraverso cui tutti seguivano feste, vacanze, matrimoni, amori, dolori della giovane principessa, piuttosto che della diva, piuttosto che dell’imperatrice infelice. Dior vestì questo mondo. D’altra parte le caratteristiche costruttive dei suoi capi erano pensate per comunicare proprio l’idea di uno stile di vita lussuoso ed elitario. Erano difficili da indossare, quindi richiedevano la presenza costante di una cameriera che aiutasse la signora ad infilarli e a sfilarli, erano pesanti e ingombranti. “ E’ l’abito più stupefacente che io abbia mai visto, non posso né camminare, né mangiare, né sedermi”. Il bel mondo era desideroso innanzitutto di apparire, non aveva bisogno di agire. Nasceva un nuovo bisogno di ostentare il lusso, era una vita da favola o come dentro un film, che richiedeva costumi adeguati; Dior realizzò i costumi per nove film, sia scegliendo fra gli abiti delle sue collezioni, sia realizzando modelli creati specificamente.

Nel 1947 Dior si recò negli Stati Uniti a ritirare un premio e per promuovere il New Look. Quando dopo due mesi ripartì, tutti avevano sentito parlare di lui e nel giro di poco tempo tutti i più famosi grandi magazzini del paese esposero nelle loro vetrine i suoi abiti e nel frattempo i magazzini della Seventh Avenue cominciarono a vendere gli stessi modelli a pochi dollari: erano fabbricati in rayon e non in seta, erano meno ampi e avevano rifiniture semplificate, ma erano indubbiamente New Look. 

Era evidente che l’America rappresentava per la moda un mercato straordinario, molto diverso e molto più ampio di quello europeo, ed anche assai più ricco. Il pubblico statunitense era apparentemente meno esigente, più attratto dalla possibilità di cambiare che da quella di avere un vestito perfetto. Alla fine degli anni ’40 e ancor più nel decennio successivo, l’America godette degli effetti del boom economico che estese il benessere a strati sociali molto allargati: in questo clima anche l’acquisto di moda attrasse nuove fasce di pubblico, che rappresentavano precise esigenze. Rimanevano sia l’élite della Haute Couture, sia la massa che cercava un prodotto a basso prezzo, ma in mezzo ai due poli si configurava, in modo sempre più evidente, uno strato sociale con esigenze nuove che non voleva rinunciare all’abito confezionato, ma chiedeva qualcosa di più raffinato, ben fatto ed esclusivo. La possibilità che venne offerta al gruppo Dior fu cercare una terza ipotesi, qualcosa che avesse il marchio del couturier ma senza avere i costi e i rituali dell’ Alta Moda, e la risposta fu il pret-à-porter di lusso. Alla ffine del 1947, quando Dior tornò in Francia, il gruppo cominciò a lavorare intorno all’idea di aprire a New York una casa di confezioni di grande classe. La sede fu collocata al 730 Fifth Avenue, all’angolo con la 57esima. La prima collezione, interamente realizzata negli Stati Uniti dallo staff Dior in trasferta, sfilò l’8 novembre 1948.

lunedì 14 gennaio 2013

Lezioni di cucito dal libro della nonna 48. I PUNTI A MANO: L'ORLO


Capita a tutti e spesso di avere bisogno di fare l’orlo ad un paio di pantaloni o ad una gonna. Il procedimento non è difficile. Prima di tutto bisogna prendere la giusta lunghezza e per farlo bisogna indossare il capo, con le scarpe, stare ben dritti davanti ad uno specchio e farsi aiutare da qualcuno per fissare il tessuto con gli spilli nella giusta posizione.
La regola classica per prendere correttamente la lunghezza del pantalone ci dice che la parte anteriore del pantalone deve toccare appena la scarpa, mentre la parte posteriore dovrebbe essere più lunga di circa mezzo centimetro, così da coprirla parzialmente. Per riportare la misura sull’altra gamba bisogna togliere i pantaloni, sdraiarli sul tavolo e accostare con precisione una gamba sopra l’altra.
A questo punto per non sbagliare, si misura con il centimetro e si segna con il gesso sul rovescio la misura esatta e se vogliamo essere proprio delle precisine pazzesche, possiamo eseguire una imbastitura irregolare (vedi lezione del 27 settembre) sopra il segno del gessetto, per non rischiare di perdere la nostra nuova linea di piegatura. Questo lo consiglio molto quando non siamo sicure di avere il tempo necessario per finire il nostro orlo e dobbiamo riporre i pantaloni in attesa di trovare di nuovo del tempo per finire, questo perchè nel frattempo gli spilli potremmo perderli e il segno con il gesso cancellarsi.
A questo punto il capo va stirato, stirando la nuova piega. Se resta molto tessuto in avanzo va tagliato lasciando 4/5 centimetri. Con la macchina da cucire rifiniamo il margine del tessuto con una cucitura zigzag. Se i pantaloni si stringono sul fondo dobbiamo scucire un pò le cuciture laterali, in questo modo quando si ripiega l’orlo, questo combacia con la larghezza della gamba.
Se stiamo modificando una gonna ricordatevi che lo stesso procedimento va fatto anche con la fodera.
Dopo aver stirato possiamo imbastire l’orlo mezzo centimetro più in basso del margine finito e poi fare la nostra cucitura a mano invisibile.
Vediamo ora i più comuni tipi di cuciture per fare un orlo. Bisogna dire che ci sono diversi tipi di orli e qui di seguito vediamo per ciascuno quale cucitura può essere più adatta. Oltre all’orlo classico di cui stiamo parlando, esiste anche l’orlo con fettuccia e l’orlo con risvolto, detto anche orlo ripiegato.

  1. Punto orlo obliquo. E’ il tipo di orlatura più veloce ma anche meno durevole, perché il filo rimane troppo esposto allo sfregamento. Procedendo da destra verso sinistra  si eseguono punti distanti tra loro da 6 a 10 mm. cercando di prendere soltanto una fibra della stoffa su cui va fissato l’orlo.
  2. Punto orlo verticale. Si tratta di un punto saldo e durevole indicato soprattutto per gli orli i cui margini sono rifiniti dalla fettuccia. I punti sono spaziati più o meno come il punto orlo obliquo. Anche in questo caso ciascun punto prende pochi fili del tessuto del capo, in modo da essere praticamente invisibile sul dritto ma in questo caso i fili esposti sono verticali e quelli nascosti obliqui.
  3. Il sottopunto irregolare. E’ un punto durevole e invisibile, molto adatto per gli orli ripiegati. I punti vengono eseguiti attraverso il margine dell’orlo ripiegato riducendo al minimo il rischio di sfilacciature e di rotture. Oltre ad essere un punto piatto per orli, questo punto si può usare anche per applicare tasche a toppa, passamaneria decorativa, fodere, e per fissare i margini delle cerniere.
  4. Il punto mosca. E’ questo un punto per orli molto robusto particolarmente indicato per i margini a zigzag. Questi punti infatti sono usati nella confezione di giacche e cappotti. Guardate attentamente l’immagine per capire bene come si realizza, l’ago continua ad andare avanti e indietro.
  5. Il punto nascosto. E’ un punto facile e perfettamente invisibile, sia al dritto che al rovescio perché viene fatto nell’interno, tra l’orlo e il tessuto. Si lavora piegando il margine dell’orlo verso di sé.
  6. Il punto mosca nascosto. E’ praticamente uguale al normale punto mosca ma i punti si eseguono fra il tessuto da orlare e l’orlo. Questo punto è più stabile e sicuro dell’orlatura invisibile appena descritta ed è particolarmente indicato per i tessuti pesanti. 
 Punto orlo obliquo
 Punto orlo verticale
Sottopunto irregolare
Punto mosca
Punto nascosto
Punto mosca nascosto