lunedì 23 febbraio 2015

Storia della moda nel XX secolo. IL GIORNALISMO DI MODA


Le prime riviste dedicate ad un pubblico prettamente femminile  nacquero in Francia nella seconda metà del 1700 inizialmente con l’unica intenzione di diffondere tra le nobili donne  europee il tanto apprezzato stile della moda francese dell’epoca; una diffusione su larga scala avvenne realmente solo verso la metà del secolo seguente, quando interessarsi alla moda divenne cosa possibile anche alle donne della media borghesia.

Nacquero a Parigi, tra le tante pubblicazioni sicuramente le più all’avanguardia, originali e durature, Le Journal des Dames et des Modes nel 1759 e Le Cabinet des Modes nel 1785. Inizialmente offrivano al loro interno solo i figurini di moda, accompagnati in seguito da brevi didascalie. Con il passare del tempo si aggiunsero anche veri e propri articoli, se pur contenuti, che trattavano altri temi tra i quali arte, letteratura, filosofia, scienza e cronaca cittadina. 



Fu proprio prendendo ispirazione da queste pubblicazioni francesi che nacquero le prime riviste italiane e a Milano nel 1804 nacque Il Corriere delle Dame, il periodico che ebbe tra tutti sicuramente il maggior successo, proprio grazie all’attenzione dimostrata  nei confronti delle tematiche di attualità.




La fondatrice del Corriere delle Dame fu Carolina Lattanzi, moglie del giornalista romano Giuseppe Lattanzi che fu anche attivo collaboratore della redazione. L’impostazione fu fin da subito filo-rivoluzionaria, sulla scia dell’entusiasmo diffuso a Milano in quel periodo nei confronti della liberazione dalla dominazione straniera. Durante gli anni della pubblicazione della rivista, che avvenne fino al 1874, ci furono a  Milano avvenimenti storicamente determinanti, in primo luogo l’unificazione d’Italia, che  il giornale  raccontò in modo preciso e approfondito. Con l’arrivo di Napoleone e la formazione della Repubblica Cispadana,  Il Corriere delle Dame cambiò in parte rotta schierandosi apertamente con il regime napoleonico.  Durante il periodo Risorgimentale, di cui Milano fu fervente protagonista, il giornale intensificò il proprio impegno nei confronti della cronaca cittadina ed internazionale, proponendo alle lettrici elaborati spunti di riflessione e punti di vista critici.
Chiaramente molti degli inserti del giornale venivano dedicati alla moda. Ininterrotta fu la pubblicazione dei bozzetti che inizialmente venivano presi in prestito dalle riviste francesi ed in seguito iniziarono ad essere realizzati anche da modiste e sarte milanesi, permettendo una maggiore visibilità della moda locale. Venivano anche proposte una serie di informazioni di carattere commerciale relative a botteghe artigiane e sartorie locali. Fatti politici e mutamenti sociali determinarono in quegli anni vere e proprie rivoluzioni  in fatto di abbigliamento.







Nei decenni successivi all’Unità d’Italia la stampa di moda diventò velocemente un vero fenomeno editoriale. Si calcola che tra il 1861  e il 1920 siano nate in Italia 116 riviste di moda e Milano si affermò fin da subito la capitale dell’editoria. La proliferazione della stampa di moda fu in relazione diretta con l’ampliamento del mercato, stimolato anche dall’affermazione dei grandi magazzini. Il messaggio che si intendeva diffondere era chiaro: l’eleganza era finalmente alla portata di tutte le donne e non andava confusa con il lusso e la ricchezza. Comparvero proprio  in questo periodo i primi cartamodelli allegati alle riviste come supporto che guidava la lettrice nell’esecuzione dell’abito.
Fin da subito la presenza di donne all’interno delle riviste fu notevole e nell’ultimo decennio del 1800 si assistette ad un loro coninvolgimento diretto nella fondazione di alcuni giornali:  Sofia Bisi Albini, ad esempio, fiananzia e dirige la Rivista per Signorine e Marietta Bianchini La Madre cattolica.
Per la casa editrice Sonzogno nacquero nel 1865 La novità e Il tesoro della famiglia, due periodici di svago e intrattenimento  destinati al pubblico femminile dalle limitate disponibilità economiche desideroso di ricevere suggerimenti e consigli pratici e curioso sulle novità della moda e della casa. 
Le pubblicazioni furono moltissime, spesso di vita breve, tra le molte:  Margherita, La Moda, Lavori femminiliIl Corriere della moda e della padrona di casa, La moda popolare e Arte nei lavori femminiliIl giornale delle donne, tutte pubblicate a Milano.
Queste riviste finirono per facilitare nelle donne una presa di coscienza del proprio ruolo,  tendevano a far loro mantenere il proprio compito di figlie amabili, spose tenere o madri affettuose 
Contemporaneamente cominciava anche  a diffondersi la prima stampa femminista, il periodico La donna, fondato a Padova nel 1868, si inserì proprio in questa linea. Il primo numero è del 22 Aprile 1868, l'ultimo del 10 Agosto 1891, fu settimanale, poi quindicinale, poi irregolare, e diffuso soprattutto negli ambienti mazziniani e repubblicani dell'Italia centro settentrionale. Diretto da Guadalberta Alaide Beccari, si avvaleva di collaborazioni di giornaliste e scrittrici impegnate nella lotta per l'emancipazione femminile. Questa rivista emerse rispetto alla maggior parte della stampa femminile dell'epoca, per lo più frivola e consumistica, per la serietà e l'impegno, il tono culturale e l'analisi accurata dei problemi del tempo inerenti alla condizione femminile. La donna proponeva un modello femminile emancipato, anticlericale e autonomo, che sapeva unire i doveri verso la famiglia alla lotta per l'emancipazione e l'alfabetizzazione. 






Giornaliste, direttrici di giornali, poetesse e romanziere erano tutte impegnate a diffondere idee nuove; denunciavano e combattevano le discriminazioni e richiamavano la pubblica attenzione sui problemi della donna come lavoratrice e sui vari aspetti della questione femminile.  
Diversa era invece la situazione nel Sud del paese, dove veniva meno questa vivacità e le scrittrici presenti descrivevano un ambiente senza riscatto, ancora chiuso ed oppressivo. Con l'avvento del Fascismo chiaramente si rallentò il cammino dell'emancipazione femminile. 
Fu proprio durante il ventennio fascista che si introdusse in Italia il sistema di stampa a rotocalco e si affermarono due grandi case editrici specializzate nella pubblicazione di periodici illustrati, Rizzoli e Mondadori. Tra il 1920 e il 1945 nacquero a Milano 52 nuove testate, tra cui Annabella, che negli anni 80 diverrà Anna e Grazia.








Per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento consiglio due libri:
Parole di Moda "Il corriere delle dame" e il lessico della moda nell'Ottocento, di Giuseppe Sergio, Franco Angeli 2010
Editori, lettrici e stampa di moda. Giornali di moda e di famiglia a Milano dal Corriere delle dame agli editori dell'Italia unita, di Silvia Franchini, Franco Angeli 2002





venerdì 13 febbraio 2015

Storia della moda nel XX secolo.Lezione 01. IL LIBERTY.seconda parte






NOTE

Tailleur
Il capo su cui non si discute, l'inossidabile coppia giacca-gonna oppure pantalone, elegante e raffinato, anche sobrio e sportivo: comunque sempre di connotazione sartoriale. Un tempo, per la particolarità del suo taglio rigoroso, non poteva che essere eseguito da un sarto da uomo, in francese, appunto, tailleur. Si deve al grande sarto inglese John Redfern il primo tailleur realizzato nel 1885 per la principessa di Galles. All'inizio, riservato a occasioni non formali, soprattutto al mattino, si afferma, semplice, senza fronzoli e sottolineato da accessori mascolini, dal gilet alla cravatta, nell'ultima decade dell'800, come espressione tipica di un desiderio di vita attiva, di un bisogno di libertà alle soglie del femminismo. È il primo passo della moda nei confronti dell'emancipazione della donna. Tuttavia il tailleur dell'epoca, se sfugge agli impedimenti dell'abbigliamento tradizionale, è tutt'altro che agevole per la donna: il sarto trasferisce nel nuovo capo le stoffe pesanti, l'intelaiatura con il crine, le spalle imbottite dell'abito maschile e solo durante la prima guerra mondiale accorcerà la gonna, raggiunta all'altezza di un palmo sotto il ginocchio, da alti stivali. Notevole è la rivisitazione del tailleur a opera di Chanel: i tempi di guerra non le offrono che il jersey ed è con questo tessuto a maglia, strutturata, sottile e duttile al ferro da stiro, che Coco crea il tailleur morbido, rigoroso, ma di assoluta femminile scioltezza, poi declinato, durante gli anni '20 e oltre, nei famosi completi in tweed, la giacca recinta di galloni, i bottoni dorati. Mai trascurato, spesso sulla cresta dell'onda, il tailleur diventa provocatorio travestimento per molte dive del passato. Marlene Dietrich ama indossare giacca e calzoni, la prima a osarli anche in pubblico, antesignana dunque di quello che diventerà l'intramontabile tailleur pantalone.

Alamari
Particolare tipo di allacciatura, costituita da ritorti fili di seta o da solida passamaneria, ripiegati a forma di asola volante, in cui infilare un bottone, in genere di legno a forma di olivetta, o di canna di bambù. La loro origine è militare. A lungo figurarono nella redingote femminile dell'800 ed ebbero un periodo di moltiplicata presenza nel secondo dopoguerra con la moda del Montgomery. Anche se saltuariamente rivivono per ragioni decorative, per sottolineare una tendenza militaresca come nei cappotti anni '70, detti Anna Karenina, o tutte le volte che non si voglia tagliare per gli occhielli un particolare tessuto o la pelliccia.


definizioni tratte da: Il dizionario della moda a cura di Guido Vergani, Baldini Castoldi Dalai editori


giovedì 12 febbraio 2015

Storia della moda nel XX secolo.Lezione 01. IL LIBERTY






Se nell’Ottocento era avvenuta l’affermazione della grande borghesia industriale, il Novecento vede l’affacciarsi sulla scena di una piccola e media borghesia desiderosa di elevarsi e di godere del benessere che l’industria offre nelle forme più svariate. La grande aspirazione alle riforme sociali si ripercuote a vari livelli. L’intensificarsi dei rapporti umani e lo stimolo alle conquiste facilitate dal progresso scientifico portano ad una concezione assai diversa della vita rispetto al passato ed è in questo clima che la donna prende coscienza delle necessità di emanciparsi ed intraprendere la lotta per affermare i propri diritti di eguaglianza e di indipendenza.
Già verso la fine dell’Ottocento si fa strada l’idea di ricercare uno stile più moderno e una nuova espressione artistica apparve sotto il nome di Modern Style in Inghilterra, di Floreale o Liberty in Italia, di Art Nouveau in Francia, di Jugendstil in Germania.
Appare perciò naturale che la moda si dovesse orientare verso le linee imposte dai nuovi tessuti, lavorati e disegnati con temi di frutta e fiori.(fig.1) Ma queste stoffe assai decorative mal si accordavano con quell’impronta di praticità imposta da una vita sempre più attiva e così si vide nascere l’esigenza di differenziare l’abbigliamento in rapporto alle sue funzioni; appaiono perciò toilette da viaggio, da passeggio e da sera.
Si impone inoltre un capo di origine inglese già notato alla fine dell’Ottocento composto da una giacca d’impronta maschile, accompagnata da una gonna con camicetta: il Tailleur.(fig.2-3)
Scompaiono le maniche rigonfie relative alla breve parentesi romantica, il busto si modica e protende il petto in avanti, comprime il ventre e serra la vita facendo assumere al corpo la linea S. Per rafforzare questa linea sinuosa, l’abito adotta lo strascico.(fig. 4)
Il corpetto reso florido dal busto, che spinge il seno verso l’alto, ben s’inguaina in un giacchettino assai stretto in vita.(fig.5) L’abito o la camicetta culminano con un colletto risalente fin sotto il mento, ornato da un’increspatura di pizzo, (fig.6) la biancheria si fa varia, elegante e ricercata.
L’abbigliamento femminile è completato da cappotti che seguono la linea del vestito (fig.7) ornati di bottoni dorati o arricchiti con alamari di passamaneria, oppure, secondo le stagioni, bordati o foderati di pelliccia. Appaiono anche ricchissimi mantelli di zibellino e cincillà, dal costo proibitivo.(fig.8)
Mentre la linea degli abiti femminili acquista slancio, i cappelli si fanno smisuratamente ampi e vengono guarniti di piume di struzzo, fiori, frutta, uccelli.

testo tratto da: Evoluzione storica e stilistica della moda a cura di Giorgio Marangoni, edizioni S.M.C.