venerdì 24 novembre 2017

Storia della moda nel XX secolo. Lezione 10. ELSA SCHIAPARELLI -1° parte

Suzanne Lenglen

Elsa Schiaparelli nacque a Roma nel 1890 in una famiglia di intellettuali piemontesi che ricoprirono cariche importanti in diversi campi. Avrebbe voluto fare l’attrice ma la posizione sociale della famiglia non poteva consentirle di salire su un palcoscenico. Scrisse poesie in stile vagamente dannunziano e un cugino, critico d’arte e collezionista, le scoprì e convinse un editore a pubblicarle. Il libro scoppiò in famiglia come una bomba. I giornali se ne impadronirono, estratti furono pubblicati in Italia ma anche all’estero. Il padre di Elsa considerò tutto questo come un disonore e si rifiutò di leggerle. Come punizione e per poterla tenere sotto controllo fu deciso di mandarla in un convento della Svizzera tedesca. La soluzione però fu temporanea perché Elsa cominciò uno sciopero della fame che convinse i genitori a recedere dalla decisione. Un’amica della sorella, un’intellettuale d’avanguardia, cominciò ad occuparsi di bambini orfani e chiese informazioni a proposito di una ragazza che potesse aiutarla nell’impresa. Elsa decise di cogliere l’occasione. Partì accompagnata da amici di famiglia alla volta di Londra. Quando arrivò nella capitale inglese si trovò immersa in un’austera atmosfera sociale unità a profondi movimenti d’innovazione e tutto questo l’affascinò. Fu qui che conobbe il conte William de Wendt de Kerlor, uno strano personaggio cosmopolita che praticava e predicava le nuove dottrine filosofico-religiose di ispirazione orientale che si stavano diffondendo fra gli intellettuali europei d’avanguardia. Si sposarono pochissimo tempo dopo, all’inizio del 1914, in una Londra invasa dalle manifestazioni delle suffragette.
Allo scoppio della guerra si trasferirono a Nizza e nel 1919 partirono per gli Stati Uniti. L’impatto con il nuovo mondo fu fortissimo; tutto era diverso dall’Europa.
Nel giro di un anno ebbero una figlia, ma il matrimonio si rivelò un disastro e il marito se ne andò poco dopo. Nello stesso periodo il padre di Elsa morì e lei si ritrovò a New York con una bambina da allevare e senza il sostegno economico della sua famiglia di origine. Si mise a cercare un lavoro qualsiasi e conobbe Gabrielle Buffet, la poetessa dadaista ex moglie di Francis Picabia, che si offerse di occuparsi della bambina mentre lei cercava lavoro e che la coinvolse in un tentativo di vendita di biancheria portata da Parigi. La merce scelta si rivelò inadatta al mercato americano e l’esperienza fallì immediatamente. Nel frattempo Gabrielle introdusse Elsa nella vita di New York e iniziò a frequentare un gruppo di artisti dada e di fotografi d’avanguardia come Man Ray e Marcel Duchamp. La sua vita iniziò così a svolgersi fra lavori saltuari e avventurosi, cambiando continuamente casa e frequentando amici bohemien e fuori dalle regole borghesi. Sua figlia Gogo si ammalò però di poliomielite e il 1922 decise di tornare in Europa. Partì per Parigi insieme ad un’amica, anch’essa madre di una bambina e senza marito. Fece ricoverare la bambina e si trovò un lavoro presso un antiquario. Il clima culturale e mondano della capitale francese era vivacissimo; sembrava addirittura che il dopoguerra avesse aumentato l’attrazione che la città esercitava sugli artisti e sul bel mondo internazionale. Tutto sembrò ricominciare come a New York, fra lavori saltuari, amicizie anticonformiste, dimore precarie e una grande disponibilità alle esperienze che potevano essere offerte ad una donna indipendente. Fu in quel periodo che cominciò a inventare abiti; il colore e il ricamo, due caratteristiche dello stile di Poiret, furono sempre tra i segni distintivi delle sue creazioni. Ma non cominciò da quell’idea di lusso Belle Epoque che stava portando il couturier al fallimento, scelse invece un settore che negli anni venti stava aprendosi per assecondare la crescente partecipazione femminile agli sport.
Già dalla fine dell’Ottocento le donne avevano iniziato a praticare alcuni sport, ma fu negli anni Venti che la cultura del corpo e l’attività sportiva divennero una moda diffusa, tanto da giustificare l’invenzione di un abbigliamento specifico. L’esplosione dell’eleganza sportiva trovò il suo modello in Suzanne Lenglen, la famosa tennista che aveva aggiunto un tratto atletico alla silhouette sottile, androgina ed elegante di madama Poiret. Con grande scandalo, Suzanne entrò nei campi da gioco più esclusivi indossando un completo composto da una gonna a pieghe senza sottovesti e una corta blusa derivata dal gilet maschile, delle calze di seta bianca e una fascia colorata intorno alla testa. La nuova divisa s’impose e introdusse nei campi da tennis internazionali, che ormai erano diventati un appuntamento obbligato per l’alta società, un completo che lasciava libero il corpo e che univa al bianco d’obbligo estrosi tocchi di colore acceso. Elsa capì che questa poteva essere una strada di sicuro futuro e iniziò a realizzare abbigliamento sportivo. Nel 1925, sostenuta dal finanziamento di un’amica americana, Mrs. Hartley, acquistò la Maison Lambal, una piccola sartoria. Nel gennaio 1926 Women’s Wear Daily le dedicò un servizio. La prima vera collezione fu presentata nel gennaio 1927 in un minuscolo appartamento in rue L’Université , dove Schiaparelli abitava. Si trattava soprattutto di maglieria dai brillanti colori, che si ispirava sia al futurismo sia a Poiret, ed era realizzata con materiali nuovi, come il kasha, un tessuto di cachemire particolarmente morbido ed elastico. Il gioco dell’accostamento dei colori e dei materiali prevedeva cardigan abbinati con gonne in crepe de Chine, ma anche calze e sciarpe coordinate ai completi.
Il modello che poco tempo dopo la lanciò definitivamente nella moda fu un golf particolare. Lo aveva visto indosso ad un’amica ed era stata colpita dal suo aspetto solido ed elastico, ma in modo diverso dal normale lavoro a maglia fatto a mano. Aveva scoperto che era stato realizzato da una donna armena, una dei tanti profughi di quel paese che si erano rifugiati a Parigi per sfuggire ai massacri che i turchi stavano perpetrando nell’Anatolia dell’est. Un particolare punto a maglia, ottenuto con due fili di lana, permetteva di realizzare un capo certamente più consistente di quelli tradizionali europei, e soprattutto, secondo l’innovazione che subito apportò Elsa, di inventare effetti di disegno utilizzando i due fili di colore diverso; “ disegnai un grande nodo a forma di papillon sul davanti, come una sciarpa arrotolata intorno al collo”. Quando finalmente venne raggiunto l’effetto desiderato, fu lei stessa a indossare il maglione in pubblico e immediatamente attirò l’attenzione sulla novità. A tempo di record furono trovate le donne armene che sapevano lavorare a maglia, furono riunite in un albergo dove realizzarono i maglioni, furono cucite le gonne da accompagnare a ciascuno di essi in un tessuto che Elsa aveva acquistato in saldo alle Galeries Lafayette. La nuova idea s’impose a Parigi attraverso un canale che ormai stava diventando normale per la diffusione delle mode: quello delle attrici e dei personaggi da rotocalco. Vogue francese pubblicò nel numero di Agosto 1927 con il titolo “L’eleganza del golf lavorato a mano” e il 15 dicembre Vogue America li presentò come Opere d’arte. A questo punto la fantasia di Elsa si scatenò e sui golf comparvero cravatte da uomo, nodi, fazzoletti al collo, scialli, schemi per cruciverba, ma anche effetti misti come foulard stilizzati che terminavano con cocche di tessuto reale o cinture disegnate chiuse con vere fibbie di metallo. Negli anni seguenti la ricerca sul trompe-l’oeil si radicalizzò e la maglia divenne immagine del corpo, allora Elsa la riempì di tatuaggi con cuori trafitti e scritte allusive come fosse il petto di un marinaio, oppure la illuminò del disegno in bianco dello scheletro di chi la portava come fosse visto ai raggi X.

Nel giro di poco tempo tutte le donne alla moda ebbero un suo maglione che a New York era in vendita a 95 dollari. Nonostante la richiesta crescente, Elsa ne limitò sempre in modo drastico la produzione per conservare loro un valore elitario e di alta moda. La produzione, comunque, era in continuo sviluppo, tanto che Schiaparelli dovette assumere una responsabile per questo settore.






1 commento:

  1. como dizia chanel, elsa schiaparelli era "aquela artista que fazia vestidos", uma fantasiosa estilista que revolucionou a moda com clientes como Dietrich e Kate Hepburn... nota 11

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