lunedì 10 marzo 2014

Storia della moda. Lezione 28. YVES SAINT LAURENT quarta parte: Le collezioni



























Noi gustiamo musiche delicate, bei quadri e mille squisitezze; ma non sappiamo quanto esse sono costate, ai cratori, di insonnie, di pianti, di risa spasmodiche, orticarie, asme, epilessia, e quel terrore della morte che è la cosa peggiore di tutte, e che forse voi conoscete, signora.    
Alla ricerca del tempo perduto, Marcel Proust




Yves Saint Laurent torna a Parigi nel 1962 e apre il suo atelier al numero 30 di Rue Spontini, al limitare del Bois de Boulogne. Alle presentazione della sua prima collezione  tutti i presenti rimangono molto colpiti dalla qualità della fattura dei suoi abiti. Le linee sono stilizzate, molto semplici e prive di fronzoli; l'idea di vestire la donna con i pantaloni solleva molte discussioni, pone immediatamente lo stilista fuori dagli schemi del momento, facendo di lui un vero e proprio rivoluzionario. Il suo desiderio era quello di dare alla donna una nuova dimensione di libertà, permettendole di poter finalmente scegliere cosa indossare. In tutta la sua carriera uguale peso per lui avranno la cura sartoriale e la voglia di sovvertire le regole. Fu il primo stilista a trasferire dal guardaroba maschile a quello femminile alcuni capi d'abbigliamento come lo smoking e il blazer.


Negli anni a seguire presenterà una via l'altra collezioni indimenticabili che faranno di lui uno degli stilisti più famosi e rivoluzionari del suo secolo; per cinquant'anni sarà il simbolo dell'eleganza e dello stile nel mondo, un esempio di innovazione nell'alta moda e nel prêt-à-porter, creatore di una casa di moda che ha segnato un pezzo di storia.


Nel 1965 dedica un'intera collezione a Mondrian ( 1872-1944 pittore olandese, importante esponente del movimento artistico De Stijl ) approfondendo il binomio arte-moda che in quegli anni non era ancora diventato un clichè da passerella colta e radical chic, ma un momento di immaginazione appassionata che poneva al centro ricerca, innovazione e un serio rischio imprenditoriale.



Nel 1967 presenta la collezione Africa dando vita a look mai visti in precedenza: estremi e visionari,  come il famoso reggiseno angolare e appuntito di rafia e lino grezzo, e i bracciali e accessori di ebano e avorio, quando le acquirenti dell'alta moda pensavano ancora al filo di perle bon ton e ai diamanti.


YSL era nato in Algeria ed era innamorato del Marocco, lui conosceva le culture etniche e sapeva, attraverso il suo i genio e la sua abilità, come adattarle al contemporaneo. Gli abiti tradizionali africani non venivano da lui smorzati  ne tantomeno addolciti per introdurli  nel look occidentale, ma al contrario venivano proposti in tutta la loro forza. Probabilmente una scelta artistica e politica allo stesso tempo; lui era in grado di guardare le diverse culture senza contemplarle ne offenderle, ma le trasportava nel proprio mondo e nel proprio immaginario esaltandole.




Nel 1976 il New York Time definisce la sua collezione Russa "rivoluzionaria e destinata a cambiare il corso della moda". Per realizzarla aveva osservato gli abiti tradizionali dei  russi  del XX secolo e i famosi balletti di Léon Bakst ( 1866-1924 scenografo, illustratore e pittore russo, divenne famoso creando le scene e i costumi per Sergej Djagilev e i suoi Balletti russi, riuscendo a coniugare la raffinatezza del simbolismo francese con la traduzione russa ) L'anno seguente viene presentata la collezione cinese che prendeva ispirazione dagli abiti cinesi imperiali. Entrambe le collezioni, opulente ed ambiziose, con il i loro colori inebrianti, furono lette come un chiaro monito politico alle grigie dittature che vigevano su entrambi i paesi e facevano appello ad un ritorno al loro passato più autentico.


 Nel 1971 presenta la collezione Forties, la prima retrospettiva completa di un periodo storico preciso, l'ormai conclamato retrò che si è economizzato nel vintage attuale. La collezione si ispirava agli '40, gli intellettuali francesi la considerarono un apologia degli anni bui del nazi-fascimo ma divenne particolarmente rilevante nella storia del costume. YSL cambiò l'atteggiamento della moda verso la storia, presentandola come interessante piattaforma di idee e rielaborazioni; era la prima volta che un couturier proponeva una riflessione distaccata e brillante sul buono che la storia del costume lasciò in quegli anni. 


 Già nel 1980 la produzione di Yves Saint Laurent è talmente ampia e significativa da meritarsi una retrospettiva al Metropolitan Museum di New York e nel 1989 il marchio entra in borsa. Dieci anni più tardi la maison viene acquistata da Francois Pinaut e divisa in due: la linea prêt-à-porter viene accorpata al Gruppo Gucci e affidata alla direzione creativa Tom Ford, mentre l'Haute Couture rimane sotto il controllo diretto di Pinault, alla condizione che Saint Laurent continui a creare e firmare tutte le collezioni. Nel 2002 la YSL Haute Couture viene chiusa definitivamente e YSL ormai anziano annuncia in una commuovente conferenza stampa che avrebbe lasciato l'alta moda. Dopo una lunga malattia si spegne a Parigi la notte del 1 giugno 2008, all'età di 71 anni. 

























Oggi la Fondation Pierre Bergé in Avenue Marceau, un tempo quartier generale dello stilista, costituisce il prolungamento della storia della Maison Saint Laurent. Dopo i lavori di ristrutturazione la Fondazione apre nel 2004. Oltre a conservare più di 5000 abiti di Haute Couture, gli accessori, gli oggetti, i disegni e i bozzetti che testimoniano i tanti anni di lavoro dello stilista, organizza mostre di moda, pittura e fotografia. 




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