domenica 27 gennaio 2013

Storia della moda nel xx Secolo. Lezione 22. CHRISTIAN DIOR quarta parte



Richard Avedon

Ci avviciniamo alla fine degli anni ’40 e la Couture parigina sceglie di non seguire più le esigenze della realtà di tutti i giorni. Gli abiti di Dior, soprattutto quelli più scenografici, servivano solo alla vita del ‘bel mondo’ che aveva ripreso le sue attività a pieno ritmo e tornava a chiedere un guardaroba adatto a tutte le occasioni della giornata. “ La donna elegante non andava a teatro o a concerto con lo stesso tailleur che portava al vernissage e ancora meno con il cappello che portava a colazione”.  Questo mondo che era fatto di sovrani in esilio o in carica, divi hollywoodiani, playboy ed ereditiere, armatori, finanzieri e vecchia aristocrazia, cui si aggiungeva un pizzico di intellettuali alla moda, era l’oggetto privilegiato dell’attenzione delle riviste di costume, attraverso cui tutti seguivano feste, vacanze, matrimoni, amori, dolori della giovane principessa, piuttosto che della diva, piuttosto che dell’imperatrice infelice. Dior vestì questo mondo. D’altra parte le caratteristiche costruttive dei suoi capi erano pensate per comunicare proprio l’idea di uno stile di vita lussuoso ed elitario. Erano difficili da indossare, quindi richiedevano la presenza costante di una cameriera che aiutasse la signora ad infilarli e a sfilarli, erano pesanti e ingombranti. “ E’ l’abito più stupefacente che io abbia mai visto, non posso né camminare, né mangiare, né sedermi”. Il bel mondo era desideroso innanzitutto di apparire, non aveva bisogno di agire. Nasceva un nuovo bisogno di ostentare il lusso, era una vita da favola o come dentro un film, che richiedeva costumi adeguati; Dior realizzò i costumi per nove film, sia scegliendo fra gli abiti delle sue collezioni, sia realizzando modelli creati specificamente.

Nel 1947 Dior si recò negli Stati Uniti a ritirare un premio e per promuovere il New Look. Quando dopo due mesi ripartì, tutti avevano sentito parlare di lui e nel giro di poco tempo tutti i più famosi grandi magazzini del paese esposero nelle loro vetrine i suoi abiti e nel frattempo i magazzini della Seventh Avenue cominciarono a vendere gli stessi modelli a pochi dollari: erano fabbricati in rayon e non in seta, erano meno ampi e avevano rifiniture semplificate, ma erano indubbiamente New Look. 

Era evidente che l’America rappresentava per la moda un mercato straordinario, molto diverso e molto più ampio di quello europeo, ed anche assai più ricco. Il pubblico statunitense era apparentemente meno esigente, più attratto dalla possibilità di cambiare che da quella di avere un vestito perfetto. Alla fine degli anni ’40 e ancor più nel decennio successivo, l’America godette degli effetti del boom economico che estese il benessere a strati sociali molto allargati: in questo clima anche l’acquisto di moda attrasse nuove fasce di pubblico, che rappresentavano precise esigenze. Rimanevano sia l’élite della Haute Couture, sia la massa che cercava un prodotto a basso prezzo, ma in mezzo ai due poli si configurava, in modo sempre più evidente, uno strato sociale con esigenze nuove che non voleva rinunciare all’abito confezionato, ma chiedeva qualcosa di più raffinato, ben fatto ed esclusivo. La possibilità che venne offerta al gruppo Dior fu cercare una terza ipotesi, qualcosa che avesse il marchio del couturier ma senza avere i costi e i rituali dell’ Alta Moda, e la risposta fu il pret-à-porter di lusso. Alla ffine del 1947, quando Dior tornò in Francia, il gruppo cominciò a lavorare intorno all’idea di aprire a New York una casa di confezioni di grande classe. La sede fu collocata al 730 Fifth Avenue, all’angolo con la 57esima. La prima collezione, interamente realizzata negli Stati Uniti dallo staff Dior in trasferta, sfilò l’8 novembre 1948.

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