Le
prime riviste dedicate ad un pubblico prettamente femminile nacquero in Francia nella seconda metà del
1700 inizialmente con l’unica intenzione di diffondere tra le nobili donne europee il tanto apprezzato stile della moda
francese dell’epoca; una diffusione su larga scala avvenne realmente solo verso
la metà del secolo seguente, quando interessarsi alla moda divenne cosa
possibile anche alle donne della media borghesia.
Nacquero
a Parigi, tra le tante pubblicazioni sicuramente le più all’avanguardia, originali
e durature, Le Journal des Dames et des
Modes nel 1759 e Le Cabinet des
Modes nel 1785. Inizialmente offrivano al loro interno solo i figurini di
moda, accompagnati in seguito da brevi didascalie. Con il passare del tempo si
aggiunsero anche veri e propri articoli, se pur contenuti, che trattavano altri
temi tra i quali arte, letteratura, filosofia, scienza e cronaca cittadina.
Fu
proprio prendendo ispirazione da queste pubblicazioni francesi che nacquero le
prime riviste italiane e a Milano nel 1804 nacque Il Corriere delle Dame, il periodico che ebbe tra tutti sicuramente
il maggior successo, proprio grazie all’attenzione dimostrata nei confronti delle tematiche di attualità.
La
fondatrice del Corriere delle Dame fu Carolina Lattanzi, moglie del giornalista
romano Giuseppe Lattanzi che fu anche attivo collaboratore della redazione.
L’impostazione fu fin da subito filo-rivoluzionaria, sulla scia dell’entusiasmo
diffuso a Milano in quel periodo nei confronti della liberazione dalla
dominazione straniera. Durante gli anni della pubblicazione della rivista, che
avvenne fino al 1874, ci furono a Milano
avvenimenti storicamente determinanti, in primo luogo l’unificazione d’Italia,
che il giornale raccontò in modo preciso e approfondito. Con
l’arrivo di Napoleone e la formazione della Repubblica Cispadana, Il Corriere delle Dame cambiò in parte rotta
schierandosi apertamente con il regime napoleonico. Durante il periodo Risorgimentale, di cui
Milano fu fervente protagonista, il giornale intensificò il proprio impegno nei
confronti della cronaca cittadina ed internazionale, proponendo alle lettrici
elaborati spunti di riflessione e punti di vista critici.
Chiaramente
molti degli inserti del giornale venivano dedicati alla moda. Ininterrotta fu
la pubblicazione dei bozzetti che inizialmente venivano presi in prestito dalle
riviste francesi ed in seguito iniziarono ad essere realizzati anche da modiste
e sarte milanesi, permettendo una maggiore visibilità della moda locale.
Venivano anche proposte una serie di informazioni di carattere commerciale
relative a botteghe artigiane e sartorie locali. Fatti politici e mutamenti
sociali determinarono in quegli anni vere e proprie rivoluzioni in fatto di abbigliamento.
Nei
decenni successivi all’Unità d’Italia la stampa di moda diventò velocemente un
vero fenomeno editoriale. Si calcola che tra il 1861 e il 1920 siano nate in Italia 116 riviste di
moda e Milano si affermò fin da subito la capitale dell’editoria. La proliferazione
della stampa di moda fu in relazione diretta con l’ampliamento del mercato,
stimolato anche dall’affermazione dei grandi magazzini. Il messaggio che si
intendeva diffondere era chiaro: l’eleganza era finalmente alla portata di
tutte le donne e non andava confusa con il lusso e la ricchezza. Comparvero
proprio in questo periodo i primi
cartamodelli allegati alle riviste come supporto che guidava la lettrice
nell’esecuzione dell’abito.
Fin
da subito la presenza di donne all’interno delle riviste fu notevole e
nell’ultimo decennio del 1800 si assistette ad un loro coninvolgimento diretto
nella fondazione di alcuni giornali:
Sofia Bisi Albini, ad esempio, fiananzia e dirige la Rivista per
Signorine e Marietta Bianchini La Madre cattolica.
Per
la casa editrice Sonzogno nacquero nel 1865 La novità e Il tesoro della
famiglia, due periodici di svago e intrattenimento destinati al pubblico femminile dalle
limitate disponibilità economiche desideroso di ricevere suggerimenti e
consigli pratici e curioso sulle novità della moda e della casa.
Le pubblicazioni furono moltissime, spesso di vita breve, tra le molte: Margherita, La Moda, Lavori femminili, Il Corriere della moda e della padrona di
casa, La moda popolare e Arte nei lavori femminili, Il giornale delle donne, tutte pubblicate a
Milano.
Queste riviste finirono per facilitare nelle donne una presa di coscienza del proprio ruolo, tendevano a far loro mantenere il proprio compito di figlie amabili, spose tenere o madri affettuose
Contemporaneamente cominciava anche a diffondersi la prima stampa femminista, il periodico La donna, fondato a Padova nel 1868, si inserì proprio in questa linea. Il primo numero è del 22 Aprile 1868, l'ultimo del 10 Agosto 1891, fu settimanale, poi quindicinale, poi irregolare, e diffuso soprattutto negli ambienti mazziniani e repubblicani dell'Italia centro settentrionale. Diretto da Guadalberta Alaide Beccari, si avvaleva di collaborazioni di giornaliste e scrittrici impegnate nella lotta per l'emancipazione femminile. Questa rivista emerse rispetto alla maggior parte della stampa femminile dell'epoca, per lo più frivola e consumistica, per la serietà e l'impegno, il tono culturale e l'analisi accurata dei problemi del tempo inerenti alla condizione femminile. La donna proponeva un modello femminile emancipato, anticlericale e autonomo, che sapeva unire i doveri verso la famiglia alla lotta per l'emancipazione e l'alfabetizzazione.
Giornaliste, direttrici di giornali, poetesse e romanziere erano tutte impegnate a diffondere idee nuove; denunciavano e combattevano le discriminazioni e richiamavano la pubblica attenzione sui problemi della donna come lavoratrice e sui vari aspetti della questione femminile.
Diversa era invece la situazione nel Sud del paese, dove veniva meno questa vivacità e le scrittrici presenti descrivevano un ambiente senza riscatto, ancora chiuso ed oppressivo. Con l'avvento del Fascismo chiaramente si rallentò il cammino dell'emancipazione femminile.
Fu proprio durante il ventennio fascista che si introdusse in Italia il sistema di stampa a rotocalco e si affermarono due grandi case editrici specializzate nella pubblicazione di periodici illustrati, Rizzoli e Mondadori. Tra il 1920 e il 1945 nacquero a Milano 52 nuove testate, tra cui Annabella, che negli anni 80 diverrà Anna e Grazia.
Per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento consiglio due libri:
Parole di Moda "Il corriere delle dame" e il lessico della moda nell'Ottocento, di Giuseppe Sergio, Franco Angeli 2010
Editori, lettrici e stampa di moda. Giornali di moda e di famiglia a Milano dal Corriere delle dame agli editori dell'Italia unita, di Silvia Franchini, Franco Angeli 2002
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